Editoriale – La barca Italia prende il largo

Ieri, giovedì 13 Giugno il direttore de “La Verità”, Maurizio Belpietro, notava che probabilmente spetterà solo a Giorgia Meloni portare a termine quanto concordato dai sette leader riuniti in questi giorni a Borgo Egnazia in Puglia.

In effetti quasi tutti i Capi di Stato presenti hanno seri problemi nei rispettivi Paesi e corrono il rischio o di non essere riconfermati nel loro alto ufficio o di vedere fortemente indebolito il loro potere decisionale nell’arco di pochi mesi.

I risultati delle recenti elezioni europee infatti hanno decretato pesanti sconfitte dei socialdemocratici del cancelliere tedesco Olaf Scholz e di Renaissance , il partito del presidente francese Emmanuel Macron.

È oggettivamente complicato pensare che un’Europa trainata dall’asse franco tedesco possa procedere ancora spedita come accaduto in passato.

Se è vero che da un punto di vista numerico in Europa sarebbe ancora possibile una maggioranza Ursula (popolari, socialdemocratici e liberali), è altrettanto vero che l’avanzata consistente di partiti conservatori e di destra confermano che nel Vecchio Continente milioni di europei si attendono ora un mutamento.

Qualsiasi esito avranno le elezioni, precipitosamente indette da Macron il 30 Giugno per spingere i propri concittadini a fare blocco e frenare l’avanzata della leader della destra Marine Le Pen, la Francia si avvia comunque ad un periodo di turbolenza sociale che la costringerà ad essere meno attiva (e influente) nello scacchiere internazionale.

A Novembre gli americani saranno chiamati alle urne. Allo stato attuale la leadership del presidente Biden appare fortemente appannata e questo favorisce la corsa alla casa bianca di Donald Trump.

Diversi osservatori e numerosi sondaggi stimano molto probabile la vittoria di Trump, sempre che la Giustizia non intervenga ad impedirgli di proseguire nella corsa alla presidenza.

Anche se non sono più in grado di svolgere il ruolo di gendarmi del mondo perché sono cresciute altre potenze intercontinentali come la Cina, l’India e la stessa Russia, che erroneamente è stata data per morta nel 1989, tutti gli europei sanno che influenza continuano ad avere sul loro Continente gli Stati Uniti.

Ecco perché tutti i governi dei 27 Paesi dell’Unione Europea hanno gli occhi puntati su quanto accadrà a Washington e dintorni nei prossimi cinque mesi.

Cambiando gli equilibri politici negli Usa, cambiano repentinamente anche quelli nei vari Stati europei.

Se eletto presidente Trump troverebbe un accordo con Putin per fermare la guerra in Ucraina, come ha già confermato di voler fare. Contemporaneamente ridiscuterebbe i termini con l’Europa per il sostentamento della NATO. Di fatto ogni singolo Stato europeo dovrebbe stanziare non meno del 2% del proprio prodotto interno lordo per la propria difesa.

L’opinione di Trump è che l’Europa debba cominciare a proteggere se stessa e non debba più aspettarsi che la propria sicurezza pesi sul bilancio degli Stati Uniti.

Il movimentismo di Macron nell’accentuare il suo impegno militare contro la Russia è stato letto da alcuni opinionisti come il tentativo, da parte sua, di posare un primo mattone per l’edificazione di quell’esercito europeo che egli vorrebbe approntare magari immaginando di accantonare così la Nato.

Nella testa di Macron deve essere frullata l’idea che essendo il suo Paese, tra quelli europei, l’unico dotato di bomba atomica, sia per questo motivo automaticamente destinato ad assumere la leadership della difesa.

E l’Italia? Che riflessi potranno avere nel nostro Paese le elezioni francesi, quelle europee e quelle statunitensi? Per la prima volta, dopo oltre trent’anni, Roma ha un governo che si regge su una maggioranza costituita da tre forze distinte, sì, ma omogenee dal punto di vista politico. Un elemento che garantisce stabilità e che piace al mondo degli investitori internazionali. Potremmo essere all’inizio di una stagione di cambiamenti capaci di porre le basi per frenare o mitigare gli squilibri economici e sociali che tanto stanno facendo soffrire milioni di persone. Quel piano Mattei per l’Africa lanciato dal nostro governo e che ha trovato consenso al G7 è un bellissimo biglietto di visita dell’Italia che fa ben sperare per il futuro.

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